Azure Networking: l’accesso VPN Point-to-Site e le novità introdotte

Tra le differenti possibilità per stabilire una connettività ibrida con il cloud Azure esistono le VPN di tipologia Point-to-Site (P2S). Tramite le VPN P2S è possibile attivare la connettività da una singola postazione verso l’ambiente Azure, in modo semplice e sicuro. Si tratta di una soluzione utile per consentire la comunicazione da postazioni remote verso le Virtual Network di Azure, prevalentemente utilizzata per fini di test e sviluppo. Può essere anche attivata in alternativa alle VPN Site-to-Site se si deve garantire la connettività verso Azure per un numero molto limitato di sistemi. In questo articolo vengono approfondite le caratteristiche di questa connettività e vengono riportate le ultime novità a riguardo.

Per stabilire connettività ibride con Azure si possono utilizzare differenti metodologie, ciascuna delle quali ha caratteristiche differenti e può risultare idonea per specifici scenari, garantendo livelli differenti di performance e affidabilità.

Figura 1 – Opzioni per attivare connettività ibride con Azure

Le VPN Point-to-Site forniscono sicuramente un set più ristretto di funzionalità rispetto alle altre opzioni di connettività ibrida e sono idonee in casi specifici, dove solo un numero limitato di postazioni devono collegarsi all’ambiente Azure. La connessione P2S viene stabilita avviandola direttamente dal sistema remoto e nella soluzione non sono previsti sistemi nativi per attivarla in modo automatico.

Figura 2 – Confronto tra le opzioni di connettività ibrida

Protocolli utilizzati dalla VPN P2S

Le VPN Point-to-site possono essere configurate per utilizzare i seguenti protocolli:

  • OpenVPN®: è un protocollo recentemente aggiunto in ambito Azure, ma già ampiamente utilizzato da differenti soluzioni, che arricchisce questa tipologia di connettività. Si tratta di un protocollo VPN basato su SSL/TLS, che per le sue caratteristiche consente di attraversare con maggiore facilità i firewall. Inoltre, è garantita la compatibilità con differenti piattaforme: Android, iOS (versione 11.0 e superiori), Windows, Linux e dispositivi Mac (OSX versione 10.13 e successive).
  • Secure Socket Tunneling Protocol (SSTP): si tratta di un protocollo VPN proprietario Microsoft basato su SSL e quindi anch’esso può facilmente attraversare sistemi firewall, ma ha la limitazione che può essere utilizzato esclusivamente da sistemi Windows. In particolare, Azure supporta tutte le versioni di Windows che contemplano il protocollo SSTP (Windows 7 e successivi).
  • IKEv2: si tratta di una soluzione VPN IPsec che può essere utilizzata da differenti piattaforme client, ma per poter funzionare richiede che sul firewall vengano consentite comunicazioni specifiche. IKEv2 è supportato su Windows 10 e Windows Server 2016, ma per poterlo utilizzare è necessario installare update specifici e impostare determinate chiavi di registry. Le precedenti versioni del SO non sono supportate e possono utilizzare solamente il protocollo SSTP oppure OpenVPN®.

Figura 3 – Protocolli OpenVPN® e IKEv2 a confronto

Le VPN Point-to-Site richiedono la presenza di un VPN Gateway attivo sulla virtual network di Azure e a seconda della SKU variano il numero massimo delle connessioni possibili. Occorre inoltre tener in considerazione che i VPN Gateway di tipologia Basic non supportano i protocolli IKEv2 e OpenVPN.

Figura 4 – Gateway SKU a confronte per le VPN P2S

La coesistenza tra le VPN P2S e le VPN S2S per la stessa virtual network è possibile solamente in presenza di VPN gateway di tipologia RouteBased.

Autenticazioni client supportate

L’accesso VPN Point-to-Site prevede la possibilità di utilizzare le seguenti metodologie di autenticazione:

  • Autenticazione nativa di Azure tramite certificati. Con questa modalità l’autenticazione avviene tramite un certificato client presente sul dispositivo che deve connettersi. I certificati client vengono generati da un certificato trusted root e devono essere installati su ogni sistema che deve connettersi. Il certificato root può essere emesso tramite una soluzione Enterprise, oppure è possibile generare un certificato self-signed. Il processo di validazione del certificato client viene svolto dal VPN Gateway durante il tentativo di stabilire la connessione della VPN P2S. Il certificato root deve essere quindi caricato nell’ambiente Azure ed è necessario per il processo di validazione.
  • Autenticazione tramite Active Directory (AD) Domain Server. Grazie a questa tipologia di autenticazione gli utenti possono autenticarsi utilizzando le credenziali di dominio. Questa metodologia richiede la presenza di un server RADIUS integrato con AD. Tale sistema RADIUS può essere implementato on-premises oppure nella VNet di Azure. Utilizzando questo meccanismo, durante il processo di autenticazione, l’Azure VPN Gateway comunica con il sistema RADIUS, pertanto è indispensabile prevedere questo flusso di comunicazione. Qualora il server RADIUS sia dislocato on-premises, deve quindi essere prevista anche una connettività tramite VPN S2S con i sistemi on-premises. Il server RADIUS può utilizzare i certificati rilasciati da una Certification Authority interna in alternativa ai certificati rilasciati da Azure, con il vantaggio che non è necessario gestire in Azure l’upload dei certificati root e la revoca dei certificati. Un altro aspetto importante è che il server RADIUS può integrarsi con meccanismi di autenticazione di terze parti, aprendo così la possibilità di utilizzare anche sistemi di autenticazione a più fattori per l’accesso VPN P2S. Al momento il protocollo OpenVPN® non è supportato con l’autenticazione RADIUS.

Conclusioni

Le VPN Point-to-Site (P2S) possono essere molto utili per fornire connettività verso le Virtual Network di Azure in scenari ben specifici. Grazie all’introduzione del supporto al protocollo OpenVPN® è possibile attivarle più facilmente e da differenti dispositivi (Windows, Mac e Linux), senza tralasciare gli aspetti legati alla sicurezza.

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